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venerdì 21 dicembre 2012

Natale, il più leggero possibile

 b302a248-da05-4246-b227-5711f4052291 Ho formulato una strategia per Natale, mangiare solo quando socialmente necessario
”Se mi limito a seguirla alla lettera ingrasso il minimo indispensabile e risparmio anche energie mentali”.
Mangiamo? Tu hai fame? Prendo i cornetti per domattina? A casa o fuori? Panino o seduti? Lo yomo al pistacchio ma uno solo o lo yogurt naturale di soia coi fiocchi di farro? Tentennamenti inutili, calorie facoltative.

martedì 18 dicembre 2012

L’importante è partire attrezzati.



Borsa capiente, ciabattine da doccia leggere e il telo in microfibra tecnica che pesa due etti da asciutto e due chili da bagnato. Se lasciato cadere sul pavimento del bagno turco i chili possono arrivare a quattro. 


Una quantità di intimo di ricambio che i cassetti non vedevano dai tempi dell’abbandono del pannolino, una tutina che sfina, i guantini da pugilato e poi se ti serve altro lo vedi via via.

Anche perché in tre settimane di frequenza mi hanno già rubato una spazzola pieghevole, cosmetici vari e una tuta. Sudata. (!?)

giovedì 22 novembre 2012

Calendario dell’Avvento diet friendly


A noi ci avvisa il Carrefour dietro casa. Ok, molto dietro casa, diciamo pure qualche campo più in là. Comunque. Quando il bagno si illumina a giorno di blu è Natale. 

Tant’è che quest’anno quando il giardino si è acceso una sera di metà ottobre qualsiasi abbiamo gridato all'avvento anticipato di un altro mese come ennesimo segno della crisi.

Invece era una Madonna riportata da un viaggio e subito dotata di corona luminosa in segno di deferente benvenuto. 

Chissà perché poi nel nostro di giardino e non nel proprio. Comunque, visto che ora abbiamo il giardino blu all year round mi sono accorta solo ieri che ci siamo.

mercoledì 21 novembre 2012

La sensazione infallibile per sapere se stai dimagrendo.

20901122_low Una settimana di palestra e ho perso un chilo. Stabile. E’ rimasto dove l’ho lasciato nonostante la pizza del sabato sera e i pasticcini del pranzo della domenica.

Archiviata la dovuta considerazione che sono pronta per vincere il compasso d’oro dei cliché, il punto è che lo sapevo esattamente mentre stavo dimagrendo.

Come lo sapevo a Vienna quando scendevo nel mio Keller in punta di piedi pensando avidamente alla colazione dell’indomani.

venerdì 16 novembre 2012

Zumba.

Satyrus in Classical Greece Immaginate un folletto saltellante col bacino posseduto da un satiro. Vestitelo di colori primari e fatelo parlare come Oscar di Paint Your Life. Shakerate neanche troppo e ottenete un istruttore di Zumba. O quantomeno il mio.

E’ che avevo voluto crederci alla promessa che è taaanto divertente. Per un sociologo soprattutto.

La popolazione media di una classe di Zumba si presenta divisa in due specie.

Quelli che sperano che nessuna delle loro conoscenze, anche remote, debba mai venire a sapere che cosa si consuma tra quelle mura e quelli che invece vogliono farti vedere di cosa sono capaci.

mercoledì 14 novembre 2012

Istruttori di Fitness che hanno più fame di te. Molta. #succedesoloaRoma


Photo Cosima Scavolini 29-09-2011 RomaSpettacoloRoma Fiction FestRed carpet della fiction Super GNella foto  Davide Di PortoPhoto Cosima Scavolini/Lapresse29-09-2011 RomeEntertainmentRoma Fiction festRed carpet of the fiction Super GIn the photo  Davide Di Porto “Guarda aa schiena, guarda aa schiena dritta e gajarda…”


E così abbiamo conosciuto Valerio, l’unico istruttore di fitness che mentre solleva il bilanciere ti parla di antipasti di mare.

Abitare all’estrema periferia di Roma ha il suo perché, lo so. A proposito, mi sono iscritta in palestra. Vi farò sapere.

domenica 11 novembre 2012

Un mondo dove sei invisibile. Il sogno (neanche troppo) segreto di chi è da sempre grasso dentro.

 

295731_273104352708961_136426976376700_1044028_1652395076_n_thumbContinuare a sognare QUEL ragazzo del liceo a dieci anni di distanza. E niente, non piacergli neanche in sogno.

Norvegia trendy di quando era da intellettuali andarci. Una presunta villa sui fiordi, la suocera snob. Il padre divorziato che hai messo lì solo per esigenze di copione, l’unica figura che sembra accorgersi che ci sei. Mocassini a parte sembra un tipo simpatico e fa anche la corte a tua mamma. Vabbè, meglio che niente.

Desiderare ardentemente che uno strizzacervelli ti dica che una suocera arcigna in un mondo dove nessuno ti vede _sono_ un simbolo positivo. Come sognare  la tua morte violenta che vuol dire desiderio di rinascita.

Che poi non l’hai nemmeno mai vista, la Norvegia.

venerdì 9 novembre 2012

Sfrattare demoni domiciliati su una spalla è possibile? Da 0 a 10 km in sei mesi.

4241 Prendiamone atto, qui la corsa ce la siamo proprio dimenticata. Di questo passo per il mio compleanno posso sfidare giusto una comitiva di lumache affaticate a fare il giro dell’aiuola.

Chiariamoci, mi piace la fatica fisica. Ho ballato come San Vito dai sette ai ventisette anni. Quando “sorrido” non mi basta, saltello per la casa. La sensazione della strada che scivola via dalle scarpe è una delle più euforizzanti che ho da poco aggiunto a quelle a mia disposizione. Eppure correre rimane una tortura.

Mio padre era un podista professionista. Una febbre di vita, di giustizia, una sete di tempo e di identità gli faceva consumare chilometri di strade polverose, paia di scarpe, ginocchia e rancore in cambio del sudore sulla terra, del vento tra i pensieri. Riconosco nelle vecchie foto il suo sguardo trasparente, selvaggio nelle guance scavate. Non pensavo che prima o poi l‘avrei fatto anch’io.

Mi sono sempre pubblicizzata come una a cui lo sport non piaceva. “La danza non è un vero sport” dicevo. Intendendo “la danza non è uno quegli sport in cui ci si confronta”. Si balla solo per ringraziare il corpo, per gioire delle sue possibilità, per suonare col mondo. Non puoi ballare più forte o più piano di qualcuno.

martedì 6 novembre 2012

Del cavolo nero non si butta via niente. Due ricette in una e le foglie ancora da mangiare.

minestra di miglio e cavolo neroSarà che attraversiamo un’estetica da nuovo dopoguerra.
Sarà che la Toscana mi manca sempre un po’ più del dovuto.

Sta di fatto che il cavolo nero mi sento autorizzata a lessarlo e mangiarmelo sdraiato sul pane ben abbrustolito solo dopo aver fatto passare i gambi a miglior vita. E per migliore intendo lontano dal cassonetto.

Così anche stavolta ho tagliato il mazzo senza pietà un buon palmo sopra alla metà e ho messo a lessare le foglie.

Con i gambi ci ho fatto una zuppa ai cereali e con le spidocchiature dei gambi un purè.

Lo ammetto, ho scritto cereali per trasmettere un’illusione di varietà. In realtà è ancora miglio.
“Aho, mo bbasta co’ ‘sto miglio”.
L’ho pensato anch’io, ma dovevo finire la busta.

Comprerò altri cereali.


sabato 3 novembre 2012

Il Giorno del Confronto. Considerazioni di una 48 scarsa all’alba di un aperitivo. Tra modelle certe.

ragandboneE’ arrivato, non posso combattere oltre.

Il giorno della cena con due perfette sconosciute incombe sul mio umore come un esame per cui non hai studiato.

Certe situazioni sono una bomba a orologeria. Come quei due fratelli sfacciatamente simpatici che il tuo ragazzo non rivede dal liceo. Un giorno o l’altro vorranno riscoprirsi amici come allora. E vorranno anche organizzare una cena. Con tutta la loro esuberante allegria, il loro metro e ottanta per uno -che meno quel giorno meno non ne distribuivano- e le rispettive ragazze. Le due senza sorpresa. E io. 

Ora che ci penso non è nemmeno detto che mi vedano subito.

Potrei provare a dirgli che sulle mie gambe c’era un paghi uno prendi due. Due da 50 centimetri al prezzo di una da un metro. Il sedere invece era un 3x2. Oppure potrei vincolare la mia autostima a una nuova grandezza, la Lunghezza Totale. La mia è 230 centimetri. 155 di altezza e 75 di girovita. La stessa di una di un metro e settanta con girovita di 60.

“Ciao, io sono Miriam”. Nei miei pensieri una così non si chiama Caterina. Un  tubino scuro a metà coscia, lunghi capelli biondi. Le ossa forse un po’ forti, la vita non troppo segnata. La mia immaginazione la inquadra a altezza petto. Possono i gemelli Weasley presentarsi accompagnati da due ragazze soltanto carine?

C’è sempre un’ultima risorsa. Far sostenere che sono stata trattenuta sul lavoro e spacciarmi come animale da compagnia. “Sono venuto col mio furetto scassaminchia. Non conoscete la specie?”

Speriamo che  la cena non mi tocchi nella ciotola del cane.

giovedì 1 novembre 2012

Dieta e cene fuori. Perché piovere sul bagnato è sconsigliabile.

Pianificare una valigia fin nell'ultimo dettaglio. Per sentirsi a posto in quell'occasione. Bella nonostante. Che di solito tiri dentro quello che è appena uscito dal bucato e ti affidi all'estro creativo dell'ultimo momento per il dettaglio che farà la differenza.

Passare una giornata in autostrada scansando mal d'auto, voglia di salatini e Icaro sovraprezzati. Una serata in famiglia che la pancia sembra una caverna etrusca, vuota di una fame atavica. A parlare di grisi e di catastrofi annunciate che nemmeno ci fosse scritto Addams sul campanello. 

Fare la coda per i cornetti di domattina dietro a due giovanissimi amanti. I loro visi pieni di brufoli, le dita mezze scoperte si scambiano due pizze rigide e unte.

Pensare che non hai più l'età per la pizza di mezzanotte. E decidere che un piccolo panino non può gravare più di tanto su una giornata uggiosa.


lunedì 29 ottobre 2012

Sapere è potere: due cose da scoprire subito per non perdere il controllo col cibo



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La prima: Scopri a quale cibo non puoi resistere. Più che scopri direi “prendi atto”. Nel mio caso, i lupini. Lasciata a me stessa posso mangiarne una confezione famiglia nel giro di un quarto d’ora, sbucciatura inclusa. Anche a fine pasto. Soprattutto a fine pasto. Soprattutto senza sciacquarli dal salatissimo liquido di conserva anche detto elisir di benessere per aspiranti ipertesi.

Come si affronta.

La strategia d’urto: non entrano in casa. Se è un momento di stress è la più semplice, a lungo termine la meno efficace. Sarà che non credo nei talebani, neanche quelli del dimagrimento.

Preferisco la strategia lungimirante: “contieni e condividi”. Nel mio caso cerco di metterli in un bagno di acqua fredda appena entrano in casa (e già non aprire la confezione per via non sempre è banale) e di destinarli a una ricetta da mangiare in compagnia. Ovviamente me ne riservo un po’  solo per me e ne rubo quanti capita durante la preparazione. Ma meglio che mangiarmi da sola tutta la busta. E quel che è peggio di non avere pace finché non l’ho finita.


sabato 27 ottobre 2012

Vellutata di Cavolfiore con e senza miglio. AKA finta minestrina al formaggio a prova di bambino sputaverdure.

Vellutata di Cavolfiore e Miglio
Tra i vizi che sto prendendo con la  fine di questo nuovo reintegro c’è quello di posticipare l’assunzione di certi cibi oltre ogni ragionevole attesa.

Mangio verdure con entusiasmo e troppo sale perché mi dimentico di centellinarlo. Mi fa fatica chiedermi dove potrei aggiungere un po’ di proteine, come potrei reinserire qualche carboidrato senza calcare troppo la mano. E vado avanti d’inerzia, grigliando zucchine. Saltando broccoletti. Frullando vellutate.

Salvo poi ritrovarmi a mangiare disperatamente nocciole a fine pasto o a nascondere a me stessa cucchiaini di miele non necessari sulla frutta.

Così quando la vellutata di cavolfiore è venuta troppo acquosa mi è sembrata una buona occasione per aggiungere un po’ di sostanza sotto forma di sanissimi granelli di miglio.

Li ho lasciati cuocere nella minestra già pronta e li ho tirati fuori magicamente avvolti da una cremina formaggiosa. Che però non è fatta di derivati del latte e amidi gelificati. E’ fatta di cavolo e odori.

lunedì 22 ottobre 2012

Halloween a dieta. Vellutata leggera di Zucca Butternut e Nocciole.


ttar_butternut_squash_v Da quando digiuno cucino molto meglio. Pasticcio molto meno, condisco molto meno, cuocio molto meno, molto meno a lungo. 

Affetto zucchine con gesti carezzevoli, schiaccio polpa di melanzana a colpi delicati di forchetta, scotto invece di lessare, taglio invece di frullare. Tratto il cibo con un rispetto nuovo.

E dire che ero una food-blogger. Perfezionavo ricette già buone aggiungendo, aggiustando, allungando.

Poi ho incontrato Gordon Ramsay. Il suo babaganoush erotico in punta di forchetta. I suoi brodi vegetali appena sbollentati e abbandonati a lunghe infusioni. 

E la mia amica francese di Londra, quella che non sa cucinare. Le sue cene disinvolte di salmone in papillote con origano e  pomodorini croccanti. Di baguette e Chèvre passati al forno e accompagnati da misticanza appena condita. Effortless, chic, autentico. In barba ai miei gnocchi al cavolo nero e gorgonzola che ama tanto. Uno a zero per lei. 

martedì 14 agosto 2012

Oscillare senza rete sul filo teso del successo. Impressioni di un Barbapapa’.

Facciamo il Passo della Consuma, visitiamo la Verna, passiamo da Poppi e arriviamo a Camaldoli. Dopo si potrebbe fare il monte Penna che è proprio lì vicino… non preoccuparti, è una passeggiata breve eh?”

“Guarda che parli con una che si allena tutte le mattine per i 10 km piani”. Vorrei dirgli. Invece non posso.
Perché appena ho visto che tenevo il ritmo degli allenamenti, che potevo ogni giorno alzare un po’ il tiro, che era un sollievo tornare ogni mattina a guidare il corpo invece di subirlo mi sono fermata. 

Ho smesso di correre e di tenere il diario. Quando ho capito il perché ve lo spiego.

“Guarda che non siamo mica due Barbapapà” mi limito a rispondere. 
E a riprendere in mano il diario, cercando da qualche parte un po’ di quell’indulgenza che quando la distribuivano io chissà dov’ero.

domenica 22 luglio 2012

From hero to zero in 10’ netti. Rialzarsi, istruzioni per l’uso.


C’è chi si infortuna gloriosamente sul campo di una qualche gara e a chi basta un signore che saliva sull’autobus. Mentre io scendevo. 

La potenza dell’inerzia del suo piede distratto esplosa sul legamento della mia caviglia. Centrato con l’assoluta precisione che solo il caso saprebbe riprodurre. Quaranta giorni di stampelle, una maestra di danza incredula e un paio di ex caviglie forti da reinventare.

C’ero quando è successo. Lo so che inciampo facilmente, un po’ perché guardo sempre per aria un po’ perché da allora una caviglia ogni tanto va giù.

Eppure l’ho pensato. E detto. E ripetuto. Che è colpa mia se ora non posso iniziare a correre. Che non avrei dovuto inerpicarmi su delle zeppe così alte. 

Che prima di vederlo sdoganato a Londra per me il plateau era una scarpa da drag queen. 

Che per quanto Enzo e Carla caldeggino l’adozione della scarpa-marciapiede per la spesa del mattino* insistere a portarla in occasioni disinvolte è inelegante. 

Che ondeggiare fuori dal negozio sportivo a venti centimetri da

giovedì 19 luglio 2012

Staccare le mani dal timone è una scelta. Capire quando si rende necessario e quando ti stai sottovalutando come pilota è arte.

Ci sono giorni che prendi atto che non ci stai nemmeno provando. 
Hai anche una vita da mandare avanti, altri pensieri. 

O forse non ne hai abbastanza e questo sta colonizzando la steppa desolata del tuo cervello come un Napoleone qualsiasi. 
E allora ti opponi, che saranno anche solo quattro capre sparse tra i neuroni e qualche yurta, ma erano terre tue e tue devono restare.

Apri il frigo continuamente in cerca di qualcosa che potresti mangiare, che non hai fame ma questo fatto di dover raccontare tutto e diventare la persona migliore che
“se finora non sei mai stata ci sarà anche un motivo 
solo perché in un giorno di ottimismo l’hai promesso, sta diventando irritante.

lunedì 16 luglio 2012

Consigli pratici per Abbuffatori Anonimi in situazioni di rischio.



“E mi raccomando chiudete la luce, il gas, lo sportello del forno che la leccarda prende aria, le finestre esterne e quelle interne, le persiane, le zanzariere, il gatto nel microonde e lo scheletro nell’armadio”.

Ah no il gatto non lo abbiamo, meno male che bestie in casa per carità. Il frigo invece possiamo -anzi dobbiamo- lasciarlo aperto. E eliminare ogni traccia di cibo che lasciasse sospettare a una formica dei RIS che sì, la casa un tempo è stata abitata. 

E spostare i mobili dal muro che fanno umidità altrimenti l’odore renderà il quartiere inagibile fino alla terza generazione. La muffa consumerà le pareti fino a minare la staticità del palazzo e le cavallette che sbadigliano tra le pagine delle bibbie della città le abbandoneranno per un rave tra i nostri pensili.

Se scordiamo qualcosa poco male, ci penserà lei che tanto dare una controllata un paio di volte a settimana non le costa niente.


lunedì 9 luglio 2012

Uno stillicidio di innocui bocconcini fa più di un bel morso

foto di Tomasz Gudzowaty, particolare
Forse è il fatto che siano piccole e sferiche, come innocue biglie. 

Forse l’illusione che tanta minutaglia non possa cumularsi in solido adipe ma debba scivolare rotolando su dei fianchi che a far scivolare alcunché si prestano bene. Con la dovuta eccezione di certi vestiti. 

Sta di fatto che ne sto abusando. Che siano ciliegie, olive, mandorle o prugne secche una rapida scorsa alla sequenza dei miei chiudipasto degli ultimi giorni farebbe chiedere a uno studioso che se la ritrovasse davanti se la parola “pasto” non venisse utilizzata dagli italiani dei primi decenni del 2000 con l’accezione di “antipasto”, forse per un eccesso di pudore alimentare.

Un passo indietro: non sto predicando l’abolizione della frutta secca da una sana ed equilibrata alimentazione, anzi.

domenica 8 luglio 2012

Il segreto numero due dei felafel che non assorbono unto: un frullatore POTENTE

clicca la foto per vedere il blender con
 il più potente motore sul mercato
No, non sto auspicando la morte prematura dell’irriducibile Moulinette che si gode la sua lunga, arzilla vecchiaia. Ho rinunciato. Ci manca solo che anche il frullatore ceda all’improvviso a polverizzare le mie già poche certezze. 

L’intonaco che continua a soffrire di pavor notturno e non si convince a restare attaccato al muro. Lo sciacquone appena sostituito che sciacqua il pavimento con un esuberante scroscio di acqua fresca ogni volta che se ne preme il pulsante. 

E io che ho detto addirittura no grazie al prete che mi ha offerto la benedizione. Pensavamo a torto che fosse una casa laica. La prossima volta risponderò “porti anche l’esorcista o non se ne fa niente”.

Per non far rompere i felafel in cottura ci vorrebbe un frullatore potente, in grado di ridurre i ceci crudi e gli altri ingredienti a una pasta verdina piuttosto lavorabile. In mancanza, basta avere la pazienza di frullare ancora e ancora fino all’esaurimento del motore nella mal dissimulata speranza di meritarvene uno migliore.

venerdì 6 luglio 2012

Il segreto numero uno dei felafel che non assorbono unto: fategli mettere il becco.

No, non ai sempre abbondanti dispensatori di opinioni personali fondate solo su un opinabile pregiudizio e nemmeno ai vicini di casa con troppo tempo libero per non passarne la metà osservando voi dalla finestraIntendevo ai ceci.

"La natura basta guardarla"

A questa altisonante perla di saggezza sono arrivata facendo germogliare vassoi su vassoi di legumi nei giorni di digiuno, complice un'ostinazione all' osservazione esacerbata dall’inedia. 

Per celebrare l'attesa fine del reintegro, avevo promesso a me stessa e al Giobbe che mi accompagna qualche giorno di dieta crudista, coinvolgendolo nelle prestigiose vesti di assaggiatore critico molto poco ben dispostoUn vero peccato aver cominciato dal porro crudo.

giovedì 5 luglio 2012

Miglio con totani in zimino

“A Londra il primo non l’ho mai tolto dal comodino. Più che un ricettario lo considero un trattato di filosofia”

Le racconto di come espiavo il mio quotidiano abisso di caffè in corsa, sandwich garantiti freschi e cene take away con lunghe letture serali di quella prosa trionfante. 


Di come mi pacificasse la descrizione di quel cucinare generoso in una città dove fare un vassoio di crespelle per i colleghi costava settimane di attesa per un turno in cucina e un pound per etto di bietoline.  


Le parole sull’alchimia del giusto aceto sul pane ben strizzato, sulla potenza del soffritto quando raggiunge il suo colore, che scorrevano tra le mie giornate curiose. La pioggia che faceva luccicare i mercati e il fumo perenne di una cucina mai vuota.

“Ma sì, lo compro, è anche Natale…”
“Davvero. Andiamo a conoscerlo allora!”

mercoledì 4 luglio 2012

Mostra i fiori che hai già

In una parola inarrestabile.
La mia voracità senza ragione degli ultimi giorni, che non è nemmeno fame, è paura di poterne avere. Vertigine di fronte al cambiamento che si prospetta.

Aspettare di aver fame per mangiare, ascoltare con rispetto la voce del corpo è un grande cambiamento per chi non è cresciuto facendoci l’orecchio. Una voce che spaventa quando si inizia a darle credito, che ci porta dove non sapevamo di voler andare. 

Il corpo va naturalmente nella direzione del suo benessere, della nostra serenità. Non sa che potrebbe scardinare equilibri confortevoli in cui magari non volentieri ma tutto sommato ci sappiamo stare. Il corpo cerca il nostro volentieri con la fresca ingenuità di un bambino. Ed è per questo che ci può salvare.

Io non sto volentieri nel mio corpo in sovrappeso. Non sono contenta quando mi lascia senza fiato nel bel mezzo di una passeggiata in montagna, quando ha troppo caldo  per tenersi i vestiti addosso, quando lo stomaco tira per tutto quello che ci è dovuto entrare. Però ci so stare.

martedì 3 luglio 2012

“Ma riesci a mangiare con questo caldo?” Nuove verità sui magri dentro (e fuori).

da "notti d'agosto" di Daniel Cuello, clicca sulla foto per la vignetta completa
Click. Il ventilatore passa da uno scialbo ripetersi alla solida fissità dell’aria della stanza. Si scusa ma si sveglierebbe col mal di gola.

All’ombra della notte ormai iniziata i gradi sotto al tetto sono trenta. E’ magro, si sa. Una maglietta nera fascia il torace per niente accaldato, la finestra sopra le nostre teste aperta solo per metà.

Click. Nel fresco sollievo dell’alba provo a riaccenderlo per qualche minuto. Senza uscire dal sonno si avvolge in una stretta crisalide di lenzuola, lo spengo.

Dalla mummia esce un sospiro, grave. “Eh, così non so se ce la faccio a dormire”. Fingo di non capire che il così allude a un qualcosa che viene da fuori.

lunedì 2 luglio 2012

Il rigore si sconta, sempre. Il percorso a ostacoli del saper amministrare le forze.

No, non ho deciso di infondere nuova vita a questo blog lanciandomi in un contradittorio carosello di approfondimenti di tecnica calcistica.

Intendevo il rigore morale, l’eccessiva disciplina.

Alla fine si spezza, non importa quanto siamo convinti che la faccenda sia un fatto personale tra noi e la corda né quanto crediamo di saper gestire il limite della tensione, essendo noi a doverla sopportare. La corda si spezza per tutti. 

Non esistono eroi più forti della natura umana, esistono persone umane abbastanza intelligenti da tenersi sempre un po’ al di sotto del proprio limite, così da alzarlo senza doverlo superare.

Perché quando si passa il limite di sopportazione si atterra sempre più in basso. Di solito di culo, qualche volta di faccia.

domenica 1 luglio 2012

Per vincere basta un avversario più debole di noi. Essere vincitori è non lasciar spazio alla sconfitta.



A volte bisogna crederci selvaggiamente anche solo per limitare i danni.

Umano cedere alla tentazione del “tanto ormai” e creare un cratere dove poteva restare un avvallamento del terreno.

Come quando una squadra ti vola irriverente tra le gambe e un giocatore entrato troppo tardi insegue una soddisfazione all’ottantacinquesimo di una partita stravinta. E chi poteva cedere alla superiorità dell’avversario con un onorevole 2-1 si arrende all’evidenza e fa spazio alla sconfitta fino a renderla vera.

Il mio avversario non era più debole di me, sennò avrei vinto. Come ho vinto con il digiuno tra amici. Come ho vinto con il reintegro a due. Per essere vincitore, anche perdendo, avrei dovuto crederci fino in fondo che questa del rientro a casa era una partita alla mia portata.




venerdì 29 giugno 2012

Rinegoziare le abitudini. Invito a cena con cena al sacco.

Tutto sta a illuminarle dal lato giusto, le cose. Esterno giorno, ore 19.  Caronte traghetta turisti accaldati dall’entusiasmo al limite della sopportazione nel breve spazio di un attraversamento pedonale. La pietra serena una refrattaria rovente determinata a cuocerci tutti. Ci presentiamo alla porta del suo ufficio sorridenti, non sa che siamo in città. “E non è tutto. Abbiamo anche la cena pronta in macchina. Fredda ovviamente”.

Molto più rassicurante di “mamma, ho appena fatto l’ennesimo digiuno”. E già la Grande Madre che respira in ogni donna si agita, si ribella alla deriva razionalista della quotidianità contemporanea. 

Non esiste il digiuno terapeutico per una Madre, esiste la Fame e l’impossibilità di provvedere a un figlio che non ha mangiato abbastanza.

“Quando veniamo a cena non ti offendere se non potrò mangiare quello che hai cucinato apposta per me e ripiegherò sul radicchio, che tanto in frigo ce ne sono sempre tre chili e nessuno ha il coraggio di mangiarlo”.

La metterei in difficoltà se la lasciassi da sola a cucinarmi una cena “che mi va bene”. Il suo cibo si divide in “buono” e “per dimagrire” e il modo più efficace di offrire anche a lei un’alternativa non è teorizzare al telefono, è fargliela assaggiare.

giovedì 28 giugno 2012

Il corpo sa tutto. Grafico del digiuno e risultati a fine reintegro.

Il corpo lo sa. Che non deve dimagrire troppo in fretta per esempio, ma solo quanto e come vuole. Che i chili che hai preso volentieri li deve perdere volentieri e che con quelli che hai preso meno volentieri può fare tutte le scenate che avresti voluto fare tu quando li hai presi.

In cinque giorni di digiuno ha sputato fuori cinque chili senza tanti complimenti, che a dirlo a un nutrizionista tradizionale gli vengono i capelli bianchi.

Chili di pizza bianca e di fiori con le alici assaggiati e riassaggiati per prendere confidenza con l’ennesima città nuova, con la prima vita nuova: non in tre, in cinque o in sette, che technicalities a parte si assomigliano tutte. In due. 

Chili presi misurando tutta la distanza che separa un gigantesco supplì in riva al mare, che è solo l’aperitivo, dai lunchbox vegani di Londra, il cornetto ripieno delle tre di notte al lavoro dalle corse in metropolitana con un ustionante caffè di Starbucks in mano. Erano chili di euforia e sbandamento, caricati in pochi mesi, persi in pochi giorni.

mercoledì 27 giugno 2012

Frutta semidolce in edizione limitata. Ultimo giorno di reintegro.

Ci sono uomini che non  si avvicinano a un cosmetico se non riporta a chiare lettere l’autorizzazione “for men”. Alcuni in realtà neanche se la riporta.

Poi ce ne sono altri, d’indole più curiosa, che invece provano, assaggiano, usano e consumano qualunque cosa gli capiti a tiro e solletichi il loro palato, al riparo della convinzione che nella vita meglio non avere tabù. Soprattutto se l’etichetta è accattivante e il richiamo all’ambito alimentare evidente.

Anche quando il buon senso li ha avvisati di lasciar perdere. 
Anche quando l’oggetto del contendere è stato accompagnato dalla sentita raccomandazione “NOT for you”.


Non fosse altro che perché è in edizione limitata ed è un piacevole diversivo al mio olfatto durante il poco stimolante periodo di reintegro alimentare.

martedì 26 giugno 2012

Se riuscite a guardare questo, potete affrontare un digiuno (breve). Penultimo giorno di reintegro

clicca la foto per il bellissimo album fotografico di Sir Cam
Piazzale davanti al King’s College, marzo inoltrato, fiocca una neve leggera. Le nostre scarpe da primavera disegnano un motivo vivace sui marciapiedi, improvvisamente vuoti.

L’appuntamento è fra pochi minuti e non dobbiamo arrivare tardi. Difendiamo un’italianità compromessa da un’eco di scandali che impazza ormai da mesi, non vogliamo, non possiamo essere “le solite italiane”. I nostri ospiti arrivano dopo di noi, ci stiamo già scaldando le mani su due tazze di te.

Chiacchieriamo con l’impazienza di chi si conosce da sempre. Con la libertà di chi sa che non si vedrà più.
Politica italiana, cibo italiano, cosa ordiniamo, tradizioni di famiglia a cavallo dei continenti, nonni che da qualunque continente tu provenga sono sempre una forza. Dai nonni in generale alla nonna di Jamie in particolare, infermiera di ferro durante la guerra, il passo è breve. 

La conversazione si intestardisce sui dettagli della sua tesi di dottorato, fisiologia degli aborti clandestini dal medioevo ad oggi. L’argomento non sembra comunque inibire  l’appetito di nessuno e le potato wedges e gli anelli di cipolla alla birra spariscono ancora fumanti dal vassoio generoso che ci hanno portato, e dire che il nostro è un tavolino all’aperto. Io stavo reintegrando, anche quella volta.

lunedì 25 giugno 2012

Reintegro alimentare post digiuno. Gli errori più comuni da evitare.

Aereo perso, scalo di ventiquattr’ore, un digiuno di venti giorni appena terminato e pochissima frutta a disposizione nel bagaglio a mano (lo sapevate che al check-in va buttata?)

Verdeggiano nei bicchieri di plastica luccicanti chicchi d’uva già lavati e senza aggiunta di zuccheri. Mi danno subito una sensazione di straordinaria, ritrovata energia

Non appena il livello di zuccheri nel mio sangue scende di nuovo ai valori del digiuno, svengo. La prima volta non mi spiego. La seconda capisco e raziono le mele renette che ho in valigia, con cui non succede.

domenica 24 giugno 2012

Semiacida e non: classificazione completa della frutta e quando reintrodurla dopo un digiuno.

Ancora tre giorni, ce la posso fare. Come preannunciato, la saga del mirtillo si sta facendo cosa tediosa. Meno male che avevo tanto di quello sverniciatore in corpo che mi ha lasciato un lungo strascico di nausea al posto della fame nera che aspettavo. Forse è la volta che riesco a completare il reintegro semplicemente come andrebbe fatto, meglio approfittarne.




“Come andrebbe fatto” in particolare coinvolge tre variabili: quando, quanto e cosa. Ecco il dettaglio:

sabato 23 giugno 2012

Reintegro alimentare a base di frutta semiacida, giorno 1

Il reintegro alimentare è meglio iniziarlo l’ultima sera di digiuno con della frutta fresca semiacida, non più di 250 grammi il primo giorno e non più di 500 i giorni successivi.

Per frutta semiacida si intende proprio questo: né dolce, né acida. Sono acide le fragole, le arance, i kiwi. Dolci le mele, le pesche, le albicocche. Dolcissime le banane. Semiacidi sono i piccoli frutti, le mele renette, le nespole.

La vellutata translucenza dei piccoli frutti rossi mai comprati con tanta larghezza, il profumo amplificato da giorni di astinenza e la novità della consistenza, fresca, scivolosa, sulla lingua disabituata, fanno del primo pasto una gioia rara. 


Al terzo pasto a base di lamponi l’entusiasmo va calando, al terzo giorno è definitivamente sfumato. La fame è tornata quella di sempre e l’unico interrogativo esistenziale su cui la mente riesce a fissarsi con una certa continuità è  “quanto dura ancora questa faccenda dei mirtilli?”


La risposta è semplice quanto sgradita. Almeno quanto la durata del digiuno. Alla frutta semiacida si andranno via via affiancando frutta dolce e acida, non prima del quarto giorno.

venerdì 22 giugno 2012

Cucina crudista per scettici. Digiuno breve, quinto e ultimo giorno.

clicca sulla foto per la ricetta
Ci siamo, si mangia. Oddio, solo qualche mela per cena in realtà, ma mai come in questo caso mi sembra pertinente il logoro “meglio di nulla”.

Sfogliando fino alla consunzione il libro di cucina raw riportato da Londra, ho partorito il proposito di introdurre qualche piatto crudista anche nella dieta di Tommaso, convinto carnivoro.



giovedì 21 giugno 2012

Cucinare a digiuno. Digiuno giorno 4.

“Guardi che quello di pollo è molto più delicato di quello di agnello"

“Guardi che non è che perché sono una signorina europea non riconosco un kabab da un Chicken Mc Nuggets” penso. 

Ma rispondo “Va bene d’agnello, con molta cipolla grazie”



Mentre me lo porge fumante mi sveglio. Nemmeno un morso, solo il ricordo di un commerciante un po’ antipatico. 

mercoledì 20 giugno 2012

Lavarsi a digiuno. Digiuno giorno 3.

Ufficialmente a digiuno ci si dovrebbe lavare solo con acqua fresca, nessuna concessione a bagnoschiuma, shampoo o dentifricio che sarebbero assorbiti dalla pelle con tutti i loro SLS e compagnia.


Personalmente trovo che la combinazione di olfatto potenziato, odore personale greve e lingua patinosa contribuiscano vivacemente alla già fiera nausea da tossine quindi la mia giornata da digiunante inizia sempre con una ricca saponata e un’energica spazzolata della lingua. Poi sa di menta per ore ma autostima e vita sociale sono salvi. Almeno per un po’.


DIARIO ALIMENTARE DI OGGI Acqua alle papere, sapone.

martedì 19 giugno 2012

Acque aromatizzate aiuta digiuno

Se Alvaro entrasse adesso mi troverebbe seduta per terra, con lo straccio in mano e l’ennesima spatola a tiro. Che mi troverebbe in realtà non è detto perché sono al posto dell’armadio, tra lo schienale, la parete e la porta. Sverniciatore ovunque: sul pavimento viscido, sulla mia pelle umida, nell’aria dolciastra della camera. Dovevo farlo e lo faccio, ma con lentezza quasi comica, appoggio la schiena contro il muro e mi chiedo chi me l’ha fatto fare di iniziare il digiuno con la casa ancora da pulire bonificare.


Classica strategia mentale di fuga dal successo, ignorare e andare avanti. Con questa  scusa non sono ancora andata dalla signora a comprarmi l’acqua. La verità è che tremo al pensiero dell’asfalto senza pause che ci separa, arroventato da un sole molto più energico di me.


L’ideale a digiuno è avere a disposizione dell’ottima acqua da bere, piacevole al gusto e molto leggera. Un’acqua con residuo fisso inferiore a 200mg per litro che non affatichi i reni che ci stanno ripulendo. Può capitare comunque i primi giorni che anche un’acqua così leggera si faccia fatica a berla, soprattutto se c’è nausea da tossine.


Siccome mantenere un’ottima idratazione è fondamentale per la sicurezza del digiuno, ecco cosa bevo io quando l’acqua non mi va giù o quando ho voglia di spezzare la monotona assenza di sapori del digiuno integrale.

  Acqua acetosa 

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Non fatevi intimidire dal nome, l’acqua acetosa è molto rinfrescante e nessuno indovinerà cosa avete aggiunto a questa “limonata” così piacevole da bere.I trucchi sono due:


 

  • POCHISSIMISSIMO ACETO, assaggiate, aggiungete, assaggiate, aggiungete…
  • UN OTTIMO ACETO per esempio un vero balsamico di Modena, da decorare con una fragolina nel bicchiere. Io uso aceto crudo di sidro comprato online da Planet Organic in preda a una crisi nostalgica post trasloco ma sono sicura che si trova facilmente anche dal contadino giusto. Se riuscite a procurarvi qualche cibo crudista è un’ottima abitudine aggiungerli alla dieta anche senza abbracciarne integralmente la filosofia perché sono cibi “attivi” non pastorizzati e ricchi di enzimi. L’aceto per esempio contiene la “mamma”.

Se non siete a digiuno, poco zucchero aggiunge interesse al sapore già particolare. Se lo zucchero è un tabù,  fruttosio o sciroppo d’agave dolcificano ma restano purtroppo più neutri.

 
 
 
   Acqua al cetriolo


Un’alternativa scenografica alla solita limonata con un paio di accortezze:
 
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  • TAGLIARE IL CETRIOLO PER LUNGO a fette sottili con una mandolina invece delle solite fette tonde. Si inseriscono a mazzetto in una caraffa, si versa l’acqua e si lascia in infusione.
  • Ci vuole un po’ perché prenda sapore quindi è da  PREPARARE CON UN PO’ DI ANTICIPO

Non lasciatela durare più di una giornata in frigo, il cetriolo a mollo non si conserva a lungo.

 
 
 
Acqua agrumata
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Il limone è sempre una gran scelta ma perché non provare anche POMPELMO ROSA, LIME O BERGAMOTTO? 
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Viene più bella aggiungendo in caraffa anche UN FRUTTO NON SPREMUTO tagliato a quarti o a grandi fette. Se il caldo è torrido i pezzi si possono congelare e usare come cubetti di ghiaccio easy chic.
 

Visto che il palato il sapore della limonata lo conosce bene, cambiare agrume ci risparmia la sensazione punitiva di “limonata senza zucchero” e aggiunge un’acqua profumata alla lista piuttosto monotona delle bevande ammesse a digiuno.

lunedì 18 giugno 2012

Risultati della prima settimana e ipotesi di digiuno



Sono sola per la prima volta in una casa che non è propriamente la mia con numerose macchie di vernice da staccare dal pavimento, 29 gradi la mattina quando mi sveglio e il frigo non troppo pieno.


Tommaso è all’estero per lavoro fino a venerdì e quel po’ di invidia mista a rimpianto che la circostanza mi provoca è un utile condimento alla discreta mole di lavoro al computer che voglio sbrigare.