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foto di Tomasz Gudzowaty, particolare |
Forse è il fatto che siano piccole e sferiche, come innocue biglie.
Forse l’illusione che tanta minutaglia non possa cumularsi in solido adipe ma debba scivolare rotolando su dei fianchi che a far scivolare alcunché si prestano bene. Con la dovuta eccezione di certi vestiti.
Sta di fatto che ne sto abusando. Che siano ciliegie, olive, mandorle o prugne secche una rapida scorsa alla sequenza dei miei chiudipasto degli ultimi giorni farebbe chiedere a uno studioso che se la ritrovasse davanti se la parola “pasto” non venisse utilizzata dagli italiani dei primi decenni del 2000 con l’accezione di “antipasto”, forse per un eccesso di pudore alimentare.
Un passo indietro: non sto predicando l’abolizione della frutta secca da una sana ed equilibrata alimentazione, anzi.
Aggiunge un profumo irripetibile al pesto, croccantezza alle insalate, è ricca di oligoelementi ed essendo molto saziante, includerne una porzione in qualche pasto può aiutare a dimagrire.
Tutto sta a cogliere fino a che soglia si possa stirare l’ampiezza del rassicurante termine “porzione”. Una porzione ragionevole di frutta secca è di 5-7 pezzi. Circa venticinque grammi di energia “buona” fatta di proteine, minerali rari e acidi grassi polinsaturi, quelli che tengono le arterie pulite. Se proprio vogliamo rispolverarle dalla dietetica tradizionale 150-180 fuorvianti kilocalorie. E' quando si sente il bisogno di aggiungere al pasto venticinque mandorle che forse è il caso di riconsiderare il pasto.
Detto questo, sono ingrassata. Riprendere un paio di chili dopo il digiuno era previsto, dietro a questo dito mi ci sono già nascosta. Il come questi chili siano stati ripresi dimostra che lo si poteva evitare. Tanta è stata la disciplina durante il reintegro quanto l’alimentazione dei giorni successivi è stata pilotata dal “e ora che altro potrei mangiare?” invece che dal “ma ho ancora fame?”
Conclusioni:
- digiunare fa bene, fatelo se siete sicuri di poter contare non solo un assoluto rigore per affrontare il reintegro ma anche sulla saggezza di saper mitigare il rigore con la gentilezza. Del resto se la pratica è diffusa tra i monaci shaolin ci sarà pure un motivo
- che non farò più un digiuno è fuori discussione. Il benessere che mi rende ogni volta è superiore alla frustrazione di non aver reintegrato con equilibrio. Quella zucchina reintrodotta qualche giorno prima che non è una mancanza di autocontrollo ma una capacità di ascoltare, che ti risparmia l’urgenza di olio per le due settimane successive. La prossima volta cercherò di ricordarmi che il mio tallone d’Achille non è la severità ma il garbo dell’ascolto. E proverò il reintegro alternativo, va da sé…
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