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L’appuntamento è fra pochi minuti e non dobbiamo arrivare tardi. Difendiamo un’italianità compromessa da un’eco di scandali che impazza ormai da mesi, non vogliamo, non possiamo essere “le solite italiane”. I nostri ospiti arrivano dopo di noi, ci stiamo già scaldando le mani su due tazze di te.
Chiacchieriamo con l’impazienza di chi si conosce da sempre. Con la libertà di chi sa che non si vedrà più.
Politica italiana, cibo italiano, cosa ordiniamo, tradizioni di famiglia a cavallo dei continenti, nonni che da qualunque continente tu provenga sono sempre una forza. Dai nonni in generale alla nonna di Jamie in particolare, infermiera di ferro durante la guerra, il passo è breve.
Politica italiana, cibo italiano, cosa ordiniamo, tradizioni di famiglia a cavallo dei continenti, nonni che da qualunque continente tu provenga sono sempre una forza. Dai nonni in generale alla nonna di Jamie in particolare, infermiera di ferro durante la guerra, il passo è breve.
La conversazione si intestardisce sui dettagli della sua tesi di dottorato, fisiologia degli aborti clandestini dal medioevo ad oggi. L’argomento non sembra comunque inibire l’appetito di nessuno e le potato wedges e gli anelli di cipolla alla birra spariscono ancora fumanti dal vassoio generoso che ci hanno portato, e dire che il nostro è un tavolino all’aperto. Io stavo reintegrando, anche quella volta.
Degli amici che ho a Cambridge, una percentuale che si potrebbe dire preoccupante guarda regolarmente film muti. Vuoi che sia l’argomento di una tesina sul cortometraggio piucchessurrealista, vuoi che sia un menhir della preistoria del cinema, vuoi che sia una nostalgica, palpitante interpretazione di un esistenzialismo ormai dissolto, ogni tanto condividono. Roba che la corazzata Potëmkin al confronto è un film dei Vanzina.
Questo che vi presento è l’inizio di uno di quelli che hanno entusiasmato di più Fabiola, di tutti la più appassionata al genere. Veicola un cupo messaggio nichilista. Non lo sto postando per entrare nel merito delle qualità artistiche del film (che peraltro è del 2011 e ha vinto il gran premio della giuria a Berlino) Lo sto postando perché molti dei pochi amatori concordano nel definirlo “il film più noioso e più intenso” mai visto. Se 'l’aggettivo “intenso” può essere o meno condivisibile, che sia noioso è un fatto certo.
Guardatelo tutto, senza mandare avanti o saltare pezzi, dura solo cinque minuti. E’ esattamente così che vi sentirete durante il reintegro. Se ce la fate, via libera a provare un digiuno terapeutico. Breve, s’intende. Per il digiuno lungo c’è il film intero :)
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