Consigli pratici per Abbuffatori Anonimi in situazioni di rischio.
“E mi raccomando chiudete la luce, il gas, lo sportello del forno che la leccarda prende aria, le finestre esterne e quelle interne, le persiane, le zanzariere, il gatto nel microonde e lo scheletro nell’armadio”.
Ah no il gatto non lo abbiamo, meno male che bestie in casa per carità. Il frigo invece possiamo -anzi dobbiamo- lasciarlo aperto. E eliminare ogni traccia di cibo che lasciasse sospettare a una formica dei RIS che sì, la casa un tempo è stata abitata.
E spostare i mobili dal muro che fanno umidità altrimenti l’odore renderà il quartiere inagibile fino alla terza generazione. La muffa consumerà le pareti fino a minare la staticità del palazzo e le cavallette che sbadigliano tra le pagine delle bibbie della città le abbandoneranno per un rave tra i nostri pensili.
Se scordiamo qualcosa poco male, ci penserà lei che tanto dare una controllata un paio di volte a settimana non le costa niente.
Non si crederebbe che abbiamo quasi trent’anni e varie vite senza balia alle spalle in più di uno stato. Non valgono un’esistenza passata scacciando il resto del mondo fuori da quattro mura nella certezza che possa venirne solo disturbo. “E mi raccomando non ri-ingrassare che così stai bene. Allora ciao eh? Alla prossima”
Che non sarà al rientrato allarme di catastrofe nucleare come potrebbe sembrare, ma tra un paio di settimane.
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A certe evidenze ci si arrende con difficoltà. Come al fatto per esempio che divoratori si rimane. A vita, come gli alcolisti. Si può rieducare il senso di fame, adottare uno stile di vita sano e attivo, perdere peso e mangiare con appetito e senza vergogna per lunghi periodi.
Una situazione di trigger è sempre in agguato. Ognuno ha la sua.
Quel marcatore che fa scattare nel cervello il superamento della soglia di stress che divide il presente dal passato, il piacere dall’abitudine, l’autoconservazione dall’autodistruzione.
Trigger possono essere: la faccia arcigna della suocera che non perde occasione di commentare il vostro peso e vi consiglia come mantenerlo o cambiarlo. La telefonata di vostra madre che oscilla tra un muso e un sospiro perché sì, siete cresciuti contro ogni previsione e nessuno l’aveva avvertita che non avreste vissuto a casa per sempre.
La padrona di casa che vi chiede davanti a tutti i vicini “lavoro nuovo ancora niente?” Che invece voi dalla mattina alla sera vi ripetete che è molto meglio staccare il grasso dai fornelli sotto al bel sole d’Italia che fare il vostro lavoro in quello studio di Londra, che “è vero che a Londra piove sempre?”
Ma anche il cameriere che vi informa che nel caffè shakerato che gli avete chiesto c’è dello zucchero, lo volete lo stesso? (#@*§ ?!) o il sarto che non ne vuole sapere di alzare quell’orlo e vi tratta da grassona esibizionista mentre voi sapete per lunga esperienza che sotto al ginocchio come dice lui vi sta molto peggio che al ginocchio come vorreste voi.
E adesso, tutto quello che ho ingurgitato io in un week end a casa:
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