Chiariamoci, mi piace la fatica fisica. Ho ballato come San Vito dai sette ai ventisette anni. Quando “sorrido” non mi basta, saltello per la casa. La sensazione della strada che scivola via dalle scarpe è una delle più euforizzanti che ho da poco aggiunto a quelle a mia disposizione. Eppure correre rimane una tortura.
Mio padre era un podista professionista. Una febbre di vita, di giustizia, una sete di tempo e di identità gli faceva consumare chilometri di strade polverose, paia di scarpe, ginocchia e rancore in cambio del sudore sulla terra, del vento tra i pensieri. Riconosco nelle vecchie foto il suo sguardo trasparente, selvaggio nelle guance scavate. Non pensavo che prima o poi l‘avrei fatto anch’io.
Mi sono sempre pubblicizzata come una a cui lo sport non piaceva. “La danza non è un vero sport” dicevo. Intendendo “la danza non è uno quegli sport in cui ci si confronta”. Si balla solo per ringraziare il corpo, per gioire delle sue possibilità, per suonare col mondo. Non puoi ballare più forte o più piano di qualcuno.
Le emozioni non si misurano in chilometri orari.
Quello che non sopporto è di essere vista correre. Se incrocio qualcuno per la strada mi fermo per guardare il cellulare. Oppure mantengo il ritmo serrato fino alla prima curva anche se il programma prevede un intervallo di camminata.
Non mi concentro sul rumore del fiato, sulla spinta della terra, sul piacere del corpo accaldato. Non mi gratifica la mia aumentata resistenza né mi motiva una presunta magrezza futura. L’unica cosa che conta è quanto male mi starà giudicando la persona che mi guarda. Se corre allora sa che vado piano, che sono poco sudata. Se è un passante mi ha visto saltare il seno dentro e fuori dal reggiseno. Se aspetta l’autobus ha tutto il tempo di scoprire che tra un secondo mi fermo per il minuto di camminata. Ma soprattutto, mi sta sicuramente dando della grassona che corre per dimagrire.
E bisogna che lo affronti questo tormento perché non voglio ridefinire l’obiettivo dei dieci kilometri senza aver lottato. Quindi per prima cosa ho definito un programma di allenamento. Per rendermi conto di quante concessioni posso fare alla scimmia sputasentenze che vive sulla mia spalla di qui al mio compleanno.
E siccome di corsa non ne so niente ho preso a riferimento le indicazioni di Albanesi, che mi ispirano fiducia perché non fanno sconti a nessuno. Ho scoperto che non ho tempo di dare retta alla scimmia. Mancano circa sei mesi a maggio, da suddividere in dieci livelli di allenamento:
Numero di sedute
Il consiglio di Albanesi: considerate che un principiante può allenarsi proficuamente secondo questo schema con un numero di sedute alla settimana che va da un minimo di tre a un massimo di sei.
Difficoltà Previste e Come Affrontarle
- SVEGLIARSI PRESTO considerando che ho anche una vita a cui pensare, voglio dedicare alla corsa le ore della primissima mattina. Seguirò i consigli di Zen Habits per diventare un Early Bird con gradualità. Mi piace l’idea di recuperare del tempo per me e affrontare la giornata invece di corrergli dietro. Magari scopro anche che la colazione non la fanno solo al Mulino Bianco. Mi sono tenuta una mattina per dormire, il sabato, cioè il venerdì sera per restare fedele al pipistrello che sono ora. Tanto sette sedute a settimana fanno male ;)
- IL BUIO stiamo entrando nell’inverno quindi la maggior parte del mio programma si svolgerà al buio. Albanesi ha pensato anche a questo. Per fortuna sono una veterofemminista di quelle che se mi dici che uscire da sola al buio potrebbe essere lontanamente pericoloso non ho più pace finché non lo faccio. Devo solo procurami una lucina da fronte e un allarme a strappo da portare in tasca. Non si sa mai.
- IL FREDDO in generale mi spaventa meno del caldo ma alla lunga non è un fattore da trascurare. Lo affronterò comprando una tutina termica dal Decathlon sotto casa (i vantaggi di vivere in periferia). Aggiungerò un rito personale: sacchettini scaldamani da tenere in tasca e orzo bollente prima di uscire.
- LA PIOGGIA Se dicessi che ho paura di ammalarmi mentirei. Piuttosto il pensiero di uscire dal letto caldo per entrare nella pioggia bagnata so che non mi sorriderà. Però mi eccita l’idea di costruirmi un corpo più forte, Una cappa antipioggia ce l'ho, devo solo ritrovarla. E poi doccia bollente appena rientrata. Magari con un bagnoschiuma speciale da usare solo quando piove…
- LE FESTIVITA’ sarà la parte più difficile, correre tutte le mattine avendo fatto tardi tutte le sere, magari col corpo appesantito dalle cioccolate calde e dai punch di Natale.(No, non rinuncerò al Natale). Ma siccome sarò in ferie dovrei gestirlo meglio spostando le sedute di corsa al primo pomeriggio, al posto del pranzo ;)
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