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giovedì 28 giugno 2012

Il corpo sa tutto. Grafico del digiuno e risultati a fine reintegro.

Il corpo lo sa. Che non deve dimagrire troppo in fretta per esempio, ma solo quanto e come vuole. Che i chili che hai preso volentieri li deve perdere volentieri e che con quelli che hai preso meno volentieri può fare tutte le scenate che avresti voluto fare tu quando li hai presi.

In cinque giorni di digiuno ha sputato fuori cinque chili senza tanti complimenti, che a dirlo a un nutrizionista tradizionale gli vengono i capelli bianchi.

Chili di pizza bianca e di fiori con le alici assaggiati e riassaggiati per prendere confidenza con l’ennesima città nuova, con la prima vita nuova: non in tre, in cinque o in sette, che technicalities a parte si assomigliano tutte. In due. 

Chili presi misurando tutta la distanza che separa un gigantesco supplì in riva al mare, che è solo l’aperitivo, dai lunchbox vegani di Londra, il cornetto ripieno delle tre di notte al lavoro dalle corse in metropolitana con un ustionante caffè di Starbucks in mano. Erano chili di euforia e sbandamento, caricati in pochi mesi, persi in pochi giorni.


In cinque giorni di reintegro ha ceduto solo mezzo chilo e mi ha portato al mio peso di  Londra, il peso che ho avuto per buona parte del ginnasio. 


E’ stato prima di tornare in Italia il digiuno più lungo che abbia mai fatto. Un digiuno di passaggio per schiarirmi gli occhi e le idee. In venti giorni che è durato quel digiuno il mio corpo non è sceso che di tre chili sotto al mio peso di adesso. Era un peso come un altro che non gli ricordava niente e che non ci tiene a mantenere. Sarà dura ricordargli che è esistito un momento in cui è stato molto più leggero perché ho difficoltà a ricordarmelo anch’io.


In azzurro il periodo del digiuno +reintegro. Si noti come la pendenza aumenta drasticamente col digiuno e come si stabilizza con il reintegro nonostante la moderata alimentazione fruttariana 


dettaglio dell'andamento del peso a digiuno
Fine settimana di valigie e un po’ di apprensione a tornare a casa.

E’ tra quelle mura allora così strette che morso morso, ormai molti anni fa,  sono arrivata a pesare ventitre chili in più di adesso.


Ed è lì che con tutti i miei quasi trent’anni le mie priorità cambiano, che mi dimentico di averne finché non sono di nuovo sola con me stessa.

Si sa che le mamme quando non ti vedono da un po’ hanno un gran piacere a vederti mangiare quello che ti hanno preparato e io questo piacere alla mia non vorrei negarglielo. 

Però esco oggi dal reintegro e anche se ora ufficialmente posso mangiare di tutto non volevo  passare dalle mele renette alla pasta strascicata con la salsiccia nel giro di ventiquattr'ore. 



Elaborare strategie nuove lo scopo del blog, ricordi? Forse se mi organizzo bene con gli ingredienti riesco a pianificare di cucinare insieme.

DIARIO ALIMENTARE DI OGGI
COLAZIONE due pesche tabacchiere (sono buonissime e profumate), un pesca noce 
PRANZO agretti crudi marinati al limone, porri sbianchiti e tapenade di olive verdi 
CENA tre pesche tabacchiere, una pesca noce, tre olive, un cucchiaio di tapenade mentre la preparavo.


Mi piacerebbe poter dire che le tre olive e l’assaggio di tapenade sono stati fatti seduta al tavolo e spensieratamente. In effetti ero seduta e stavo pelando le olive per la tapenade, succhiandomi avidamente la polpa che rimaneva sui noccioli (oltre alle prugne e alle ciliegie, un’altra mia grande passione sono le olive… non voglio sapere che freudiano motivo si potrebbe nascondere dietro a questa predilezione per la frutta a nocciolo). 


Ora, se c’è una cosa che mi dà sui nervi è assaggiare senza misura mentre cucino. Se sono sola riesco a evitare ma se so sono in compagnia no. Se non sono completamente concentrata sull’operazione (perché magari sto chiacchierando nel frattempo) l’automatismo di portare qualcosa alla bocca è radicato e da questo automatismo alla mentalità “ormai ho rovinato tutto” che ti fa continuare ad assaggiare e assaggiare la scivolata è inevitabile. 


Starò attenta a essere più concentrata mentre cucino in compagnia, almeno finché l’automatismo non scompare.

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