Tra i vizi che sto prendendo con la fine di questo nuovo reintegro c’è quello di posticipare l’assunzione di certi cibi oltre ogni ragionevole attesa.
Mangio verdure con entusiasmo e troppo sale perché mi dimentico di centellinarlo. Mi fa fatica chiedermi dove potrei aggiungere un po’ di proteine, come potrei reinserire qualche carboidrato senza calcare troppo la mano. E vado avanti d’inerzia, grigliando zucchine. Saltando broccoletti. Frullando vellutate.
Salvo poi ritrovarmi a mangiare disperatamente nocciole a fine pasto o a nascondere a me stessa cucchiaini di miele non necessari sulla frutta.
Così quando la vellutata di cavolfiore è venuta troppo acquosa mi è sembrata una buona occasione per aggiungere un po’ di sostanza sotto forma di sanissimi granelli di miglio.
Li ho lasciati cuocere nella minestra già pronta e li ho tirati fuori magicamente avvolti da una cremina formaggiosa. Che però non è fatta di derivati del latte e amidi gelificati. E’ fatta di cavolo e odori.
“Che il cavolfiore aveva del potenziale s’intuiva a mangiarlo gratinato” ha commentato la metà non salutista della casa servendosi una seconda scodella. E qui il potenziale lo tira fuori tutto. Basta aggiungere una cucchiaiata di parmigiano grattugiato e le note formaggiose del cavolo entrano in risonanza emulando una cremosa bechamelle. Se avete un bambino sputaverdure sottoponetegliela senza dirgli di cosa è fatta e fatemi sapere se non tira a lucido il piatto.
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