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venerdì 29 giugno 2012

Rinegoziare le abitudini. Invito a cena con cena al sacco.

Tutto sta a illuminarle dal lato giusto, le cose. Esterno giorno, ore 19.  Caronte traghetta turisti accaldati dall’entusiasmo al limite della sopportazione nel breve spazio di un attraversamento pedonale. La pietra serena una refrattaria rovente determinata a cuocerci tutti. Ci presentiamo alla porta del suo ufficio sorridenti, non sa che siamo in città. “E non è tutto. Abbiamo anche la cena pronta in macchina. Fredda ovviamente”.

Molto più rassicurante di “mamma, ho appena fatto l’ennesimo digiuno”. E già la Grande Madre che respira in ogni donna si agita, si ribella alla deriva razionalista della quotidianità contemporanea. 

Non esiste il digiuno terapeutico per una Madre, esiste la Fame e l’impossibilità di provvedere a un figlio che non ha mangiato abbastanza.

“Quando veniamo a cena non ti offendere se non potrò mangiare quello che hai cucinato apposta per me e ripiegherò sul radicchio, che tanto in frigo ce ne sono sempre tre chili e nessuno ha il coraggio di mangiarlo”.

La metterei in difficoltà se la lasciassi da sola a cucinarmi una cena “che mi va bene”. Il suo cibo si divide in “buono” e “per dimagrire” e il modo più efficace di offrire anche a lei un’alternativa non è teorizzare al telefono, è fargliela assaggiare.

giovedì 28 giugno 2012

Il corpo sa tutto. Grafico del digiuno e risultati a fine reintegro.

Il corpo lo sa. Che non deve dimagrire troppo in fretta per esempio, ma solo quanto e come vuole. Che i chili che hai preso volentieri li deve perdere volentieri e che con quelli che hai preso meno volentieri può fare tutte le scenate che avresti voluto fare tu quando li hai presi.

In cinque giorni di digiuno ha sputato fuori cinque chili senza tanti complimenti, che a dirlo a un nutrizionista tradizionale gli vengono i capelli bianchi.

Chili di pizza bianca e di fiori con le alici assaggiati e riassaggiati per prendere confidenza con l’ennesima città nuova, con la prima vita nuova: non in tre, in cinque o in sette, che technicalities a parte si assomigliano tutte. In due. 

Chili presi misurando tutta la distanza che separa un gigantesco supplì in riva al mare, che è solo l’aperitivo, dai lunchbox vegani di Londra, il cornetto ripieno delle tre di notte al lavoro dalle corse in metropolitana con un ustionante caffè di Starbucks in mano. Erano chili di euforia e sbandamento, caricati in pochi mesi, persi in pochi giorni.

mercoledì 27 giugno 2012

Frutta semidolce in edizione limitata. Ultimo giorno di reintegro.

Ci sono uomini che non  si avvicinano a un cosmetico se non riporta a chiare lettere l’autorizzazione “for men”. Alcuni in realtà neanche se la riporta.

Poi ce ne sono altri, d’indole più curiosa, che invece provano, assaggiano, usano e consumano qualunque cosa gli capiti a tiro e solletichi il loro palato, al riparo della convinzione che nella vita meglio non avere tabù. Soprattutto se l’etichetta è accattivante e il richiamo all’ambito alimentare evidente.

Anche quando il buon senso li ha avvisati di lasciar perdere. 
Anche quando l’oggetto del contendere è stato accompagnato dalla sentita raccomandazione “NOT for you”.


Non fosse altro che perché è in edizione limitata ed è un piacevole diversivo al mio olfatto durante il poco stimolante periodo di reintegro alimentare.

martedì 26 giugno 2012

Se riuscite a guardare questo, potete affrontare un digiuno (breve). Penultimo giorno di reintegro

clicca la foto per il bellissimo album fotografico di Sir Cam
Piazzale davanti al King’s College, marzo inoltrato, fiocca una neve leggera. Le nostre scarpe da primavera disegnano un motivo vivace sui marciapiedi, improvvisamente vuoti.

L’appuntamento è fra pochi minuti e non dobbiamo arrivare tardi. Difendiamo un’italianità compromessa da un’eco di scandali che impazza ormai da mesi, non vogliamo, non possiamo essere “le solite italiane”. I nostri ospiti arrivano dopo di noi, ci stiamo già scaldando le mani su due tazze di te.

Chiacchieriamo con l’impazienza di chi si conosce da sempre. Con la libertà di chi sa che non si vedrà più.
Politica italiana, cibo italiano, cosa ordiniamo, tradizioni di famiglia a cavallo dei continenti, nonni che da qualunque continente tu provenga sono sempre una forza. Dai nonni in generale alla nonna di Jamie in particolare, infermiera di ferro durante la guerra, il passo è breve. 

La conversazione si intestardisce sui dettagli della sua tesi di dottorato, fisiologia degli aborti clandestini dal medioevo ad oggi. L’argomento non sembra comunque inibire  l’appetito di nessuno e le potato wedges e gli anelli di cipolla alla birra spariscono ancora fumanti dal vassoio generoso che ci hanno portato, e dire che il nostro è un tavolino all’aperto. Io stavo reintegrando, anche quella volta.

lunedì 25 giugno 2012

Reintegro alimentare post digiuno. Gli errori più comuni da evitare.

Aereo perso, scalo di ventiquattr’ore, un digiuno di venti giorni appena terminato e pochissima frutta a disposizione nel bagaglio a mano (lo sapevate che al check-in va buttata?)

Verdeggiano nei bicchieri di plastica luccicanti chicchi d’uva già lavati e senza aggiunta di zuccheri. Mi danno subito una sensazione di straordinaria, ritrovata energia

Non appena il livello di zuccheri nel mio sangue scende di nuovo ai valori del digiuno, svengo. La prima volta non mi spiego. La seconda capisco e raziono le mele renette che ho in valigia, con cui non succede.

domenica 24 giugno 2012

Semiacida e non: classificazione completa della frutta e quando reintrodurla dopo un digiuno.

Ancora tre giorni, ce la posso fare. Come preannunciato, la saga del mirtillo si sta facendo cosa tediosa. Meno male che avevo tanto di quello sverniciatore in corpo che mi ha lasciato un lungo strascico di nausea al posto della fame nera che aspettavo. Forse è la volta che riesco a completare il reintegro semplicemente come andrebbe fatto, meglio approfittarne.




“Come andrebbe fatto” in particolare coinvolge tre variabili: quando, quanto e cosa. Ecco il dettaglio:

sabato 23 giugno 2012

Reintegro alimentare a base di frutta semiacida, giorno 1

Il reintegro alimentare è meglio iniziarlo l’ultima sera di digiuno con della frutta fresca semiacida, non più di 250 grammi il primo giorno e non più di 500 i giorni successivi.

Per frutta semiacida si intende proprio questo: né dolce, né acida. Sono acide le fragole, le arance, i kiwi. Dolci le mele, le pesche, le albicocche. Dolcissime le banane. Semiacidi sono i piccoli frutti, le mele renette, le nespole.

La vellutata translucenza dei piccoli frutti rossi mai comprati con tanta larghezza, il profumo amplificato da giorni di astinenza e la novità della consistenza, fresca, scivolosa, sulla lingua disabituata, fanno del primo pasto una gioia rara. 


Al terzo pasto a base di lamponi l’entusiasmo va calando, al terzo giorno è definitivamente sfumato. La fame è tornata quella di sempre e l’unico interrogativo esistenziale su cui la mente riesce a fissarsi con una certa continuità è  “quanto dura ancora questa faccenda dei mirtilli?”


La risposta è semplice quanto sgradita. Almeno quanto la durata del digiuno. Alla frutta semiacida si andranno via via affiancando frutta dolce e acida, non prima del quarto giorno.

venerdì 22 giugno 2012

Cucina crudista per scettici. Digiuno breve, quinto e ultimo giorno.

clicca sulla foto per la ricetta
Ci siamo, si mangia. Oddio, solo qualche mela per cena in realtà, ma mai come in questo caso mi sembra pertinente il logoro “meglio di nulla”.

Sfogliando fino alla consunzione il libro di cucina raw riportato da Londra, ho partorito il proposito di introdurre qualche piatto crudista anche nella dieta di Tommaso, convinto carnivoro.



giovedì 21 giugno 2012

Cucinare a digiuno. Digiuno giorno 4.

“Guardi che quello di pollo è molto più delicato di quello di agnello"

“Guardi che non è che perché sono una signorina europea non riconosco un kabab da un Chicken Mc Nuggets” penso. 

Ma rispondo “Va bene d’agnello, con molta cipolla grazie”



Mentre me lo porge fumante mi sveglio. Nemmeno un morso, solo il ricordo di un commerciante un po’ antipatico. 

mercoledì 20 giugno 2012

Lavarsi a digiuno. Digiuno giorno 3.

Ufficialmente a digiuno ci si dovrebbe lavare solo con acqua fresca, nessuna concessione a bagnoschiuma, shampoo o dentifricio che sarebbero assorbiti dalla pelle con tutti i loro SLS e compagnia.


Personalmente trovo che la combinazione di olfatto potenziato, odore personale greve e lingua patinosa contribuiscano vivacemente alla già fiera nausea da tossine quindi la mia giornata da digiunante inizia sempre con una ricca saponata e un’energica spazzolata della lingua. Poi sa di menta per ore ma autostima e vita sociale sono salvi. Almeno per un po’.


DIARIO ALIMENTARE DI OGGI Acqua alle papere, sapone.

martedì 19 giugno 2012

Acque aromatizzate aiuta digiuno

Se Alvaro entrasse adesso mi troverebbe seduta per terra, con lo straccio in mano e l’ennesima spatola a tiro. Che mi troverebbe in realtà non è detto perché sono al posto dell’armadio, tra lo schienale, la parete e la porta. Sverniciatore ovunque: sul pavimento viscido, sulla mia pelle umida, nell’aria dolciastra della camera. Dovevo farlo e lo faccio, ma con lentezza quasi comica, appoggio la schiena contro il muro e mi chiedo chi me l’ha fatto fare di iniziare il digiuno con la casa ancora da pulire bonificare.


Classica strategia mentale di fuga dal successo, ignorare e andare avanti. Con questa  scusa non sono ancora andata dalla signora a comprarmi l’acqua. La verità è che tremo al pensiero dell’asfalto senza pause che ci separa, arroventato da un sole molto più energico di me.


L’ideale a digiuno è avere a disposizione dell’ottima acqua da bere, piacevole al gusto e molto leggera. Un’acqua con residuo fisso inferiore a 200mg per litro che non affatichi i reni che ci stanno ripulendo. Può capitare comunque i primi giorni che anche un’acqua così leggera si faccia fatica a berla, soprattutto se c’è nausea da tossine.


Siccome mantenere un’ottima idratazione è fondamentale per la sicurezza del digiuno, ecco cosa bevo io quando l’acqua non mi va giù o quando ho voglia di spezzare la monotona assenza di sapori del digiuno integrale.

  Acqua acetosa 

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Non fatevi intimidire dal nome, l’acqua acetosa è molto rinfrescante e nessuno indovinerà cosa avete aggiunto a questa “limonata” così piacevole da bere.I trucchi sono due:


 

  • POCHISSIMISSIMO ACETO, assaggiate, aggiungete, assaggiate, aggiungete…
  • UN OTTIMO ACETO per esempio un vero balsamico di Modena, da decorare con una fragolina nel bicchiere. Io uso aceto crudo di sidro comprato online da Planet Organic in preda a una crisi nostalgica post trasloco ma sono sicura che si trova facilmente anche dal contadino giusto. Se riuscite a procurarvi qualche cibo crudista è un’ottima abitudine aggiungerli alla dieta anche senza abbracciarne integralmente la filosofia perché sono cibi “attivi” non pastorizzati e ricchi di enzimi. L’aceto per esempio contiene la “mamma”.

Se non siete a digiuno, poco zucchero aggiunge interesse al sapore già particolare. Se lo zucchero è un tabù,  fruttosio o sciroppo d’agave dolcificano ma restano purtroppo più neutri.

 
 
 
   Acqua al cetriolo


Un’alternativa scenografica alla solita limonata con un paio di accortezze:
 
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  • TAGLIARE IL CETRIOLO PER LUNGO a fette sottili con una mandolina invece delle solite fette tonde. Si inseriscono a mazzetto in una caraffa, si versa l’acqua e si lascia in infusione.
  • Ci vuole un po’ perché prenda sapore quindi è da  PREPARARE CON UN PO’ DI ANTICIPO

Non lasciatela durare più di una giornata in frigo, il cetriolo a mollo non si conserva a lungo.

 
 
 
Acqua agrumata
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Il limone è sempre una gran scelta ma perché non provare anche POMPELMO ROSA, LIME O BERGAMOTTO? 
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Viene più bella aggiungendo in caraffa anche UN FRUTTO NON SPREMUTO tagliato a quarti o a grandi fette. Se il caldo è torrido i pezzi si possono congelare e usare come cubetti di ghiaccio easy chic.
 

Visto che il palato il sapore della limonata lo conosce bene, cambiare agrume ci risparmia la sensazione punitiva di “limonata senza zucchero” e aggiunge un’acqua profumata alla lista piuttosto monotona delle bevande ammesse a digiuno.

lunedì 18 giugno 2012

Risultati della prima settimana e ipotesi di digiuno



Sono sola per la prima volta in una casa che non è propriamente la mia con numerose macchie di vernice da staccare dal pavimento, 29 gradi la mattina quando mi sveglio e il frigo non troppo pieno.


Tommaso è all’estero per lavoro fino a venerdì e quel po’ di invidia mista a rimpianto che la circostanza mi provoca è un utile condimento alla discreta mole di lavoro al computer che voglio sbrigare.

domenica 17 giugno 2012

Leggende metropolitane sui magri. Giorno 7


clicca sulla foto per l'articolo "Il cibo spazzatura crea dipendenza"

La casa continua ad opporre una fiera resistenza ai nostri ripetuti tentativi di colonizzarla.

In particolare è l’intonaco che non si fa persuaso a restare al suo posto. Invece di passare dal rullo al muro continua ad arrotolarsi dal muro al rullo nonostante le nove ore di ieri passate con la scartatrice elettrica in mano.


Mi sono accorta in questa circostanza che è una mia leggenda metropolitana personale che Tommaso mangi più di me restando spensieratamente magro. I magri basta osservarli con attenzione quando mangiano per scoprire che non ricevono nessuno sconto simpatia da parte del loro metabolismo.

Alcuni ti sembra che si nutrano solo ed esclusivamente di cibo spazzatura. Ed è anche vero. Poi però i pasti li saltano perché ormai hanno già mangiato. 

Altri non si fanno mai mancare il dolce del dopo cena, la pizza il sabato sera, la Coca Cola con la cannuccia. Sono i miei preferiti. 

Poi ti accorgi che mangiano così lentamente che mentre tu la pizza l’hai mangiata intera e stai scorrendo mentalmente la lista dei dolci  loro si sono saziati con metà. Alla fine anche della torta ne mangiano metà. Tu la metà più piccola per placare la coscienza, il magro la metà con la ciliegina, contento di averti proposto l’affare che una fetta intera non gli andava.

sabato 16 giugno 2012

Perdere la partita senza giocarla. Giorno 6.



Le premesse erano ottime, una giornata passata a lottare contro la muffa e le macchie di vernice a colpi di spatola e pennello. 

Mi ero anche fasciata in un ammiccante vestitino di plastica celeste ricavato dai sacchetti della spazzatura per proteggermi dalla varechina. Mentre sudavo copiosamente all’ombra e ai suoi 36 gradi mi chiedevo se come effetto collaterale una simile sauna avrebbe almeno apportato un qualche beneficio alla pelle dei miei fianchi come solo Vanna Marchi negli anni ‘80 poteva sostenere. Penso di no, dubito che l’acidità del sudore sia tale da essere corrosiva.

venerdì 15 giugno 2012

Fatta la legge gabbato lo santo. Giorno 5.


Non so se mi sto punendo per l’entità dell’obiettivo o se sto mettendo fretta a  un bubbone purulento perché si sbrighi a scoppiare e io possa passare oltre.

Ho iniziato a scrivere un diario alimentare per tenere memoria non tanto di quello che mangio ma delle ragioni che mi inducono a mangiarlo. Per fare spazio al bisogno del cibo emotivo invece di negarlo. Per creare un altrove in cui farlo defluire. Per elaborare strategie che riempiano il vuoto, quando arriva.


E il mio diario è diventato subito estetico, da manuale. Niente biscotti fuori posto, niente formaggini rubati, niente sacchetti di prugne svuotati nel dopocena. E ho iniziato a grattare altrove. 

giovedì 14 giugno 2012

Non esistono casi disperati. Esistono opportunità che non abbiamo ancora visto. Giorno 4

L’ho odiato per anni quel frullatore. Ereditato in uno di quei primi traslochi dove soldi e padelle sono ridicolmente pochi, l’ho minacciato di ultimatum tutte le volte che i suoi 300 Watt dichiarati non bastavano a soddisfare le mie velleità culinarie.

Riempirlo oltre la metà un arrogante sfoggio di consumismo, usarlo come blender una pretesa ridicolmente moderna, farci una vellutata un futile francesismo. La maionese poi deve considerarla un’offesa personale, quasi un rinfaccio del non esser nato frusta elettrica. Protesta con un monotono uggiolare del motore finché si surriscalda, affaticato. Poi la fa impazzire.

Fra i miei, i suoi, i nostri messi insieme e alcuni temibili recidivanti, la serie dei traslochi che ci racconta è tale che i primi hanno raggiunto la dignità del mito. Impossibile liberarsi di un pezzo della nostra storia ancora perfettamente funzionante. Certo, con qualche acciacco.

mercoledì 13 giugno 2012

La vera libertà è quella di ascoltarsi. L'obbligo del "poterlo mangiare". Giorno 3.


Olga, lei sì che era davvero ricca. Davvero ricca vuol dire che un pomeriggio mentre passeggiavamo sulla Regent Street mi ha chiesto se mi sembrava un buon investimento comprare il flagship store di sei piani dove ci trovavamo, così per diversificare.

In una città dove lo status è ancora un potente motore sociale, girava sempre con i soliti jeans consunti. Ci era affezionata. Poi ci metteva su la Chanel. Ordinava, con numerose clausole, cappuccini fatti d’aria e se non ne bastava uno ne prendeva un secondo, anche un terzo. Insisteva per renderti i cinquanta pence di una mela e preferiva lavarsi i vestiti da sola. 

martedì 12 giugno 2012

The Day two e l'ansia da pagina bianca


La signora dell’alimentari sotto casa è della provincia di Arezzo e io anche se la conosco da anni non mi ero presa la briga di scambiarci un numero di parole sufficienti a scoprirlo. Non conosco la sua zona, resta un elenco di nomi senza volto quello che mi elenca con evidente nostalgia: Bibbiena, Poppi, Camaldoli...“Com’è Camaldoli signora?”

Spero che la voce non tradisca un eccesso di emozione, sono anni che accarezzo l’idea di una settimana di digiuno all’eremo. La pregusto aggiungendo ogni volta un nuovo tassello allo scenario, soppeso la possibilità di essere accettata a condividere la vita frugale del convento. “Sto coi frati e zappo l’orto” rispondo a chi mi capita di parlarne. L’ironia rassicura  l’interlocutore e da’ immediato sollievo all’improvviso sospetto che io sia matta come un cavallo. La mia è archiviata come una trovata eccentrica e io proteggo l’autenticità di questo desiderio da sguardi indiscreti.


“Camaldoli sempre uguale” sembra credere che io ci sia già stata. Il tentativo di dissimulare l’entusiasmo deve essersi risolto in una blanda curiosità. “Il monastero sempre uguale, l’eremo invece l’hanno ristrutturato per il Papa”. Il mio sogno di convincere l’abate di Camaldoli a concedermi una settimana di silenzio tra i suoi sassi si dissolve nell’aria del negozio in minute goccioline di sconforto. “Ma poi il Papa è andato alla Verna”. Che peccato, vorrà dire che a Camaldoli ci andrò io.


lunedì 11 giugno 2012

The day one, anche detto tutti i santi aiutano


Mi piacerebbe poter suddividere i pasti ordinatamente in “colazione”, “pranzo” e “cena”. Questo vorrebbe dire che ho già acquisito quella salutare abitudine di non mangiare fuori dai pasti. Nel mio caso è già difficile definire dei “pasti” al di fuori dei quali è possibile mangiare quindi fino ad allora mi limiterò a elencare quello che ho mangiato in ordine cronologico. 

E a seguire il già discusso  principio: mangia (se e) solo se hai fame.